I miei hobbies
Cinema
AVVERTENZA: non sono un intenditore cinematografico ma un
semplice saltuario spettatore.
Questa sezione vuole essere semplicemente una raccolta delle
mie personali impressioni riguardo ad alcuni film che ho visto.
Nulla a che vedere con le recensioni di "veri critici"!
Se riscontrate imprecisioni (nomi sbagliati, citazioni
etc) o dati incompleti (registi, interpreti etc) di cui siete
a conoscenza, non esitate a contattarmi!
Borat
USA, 2006.
Regia: Larry Charles
Interpreti: Sacha Baron Cohen, Pamela Anderson, Ken Davitian
Trama
Borat è un giornalista del Kazakistan che intraprende
un viaggio attraverso gli USA alla scoperta dello stile di
vita americano con loo scoppo di girare un documentario.
Durante il suo viaggio è accompagnato dal suo produttore
col quale ad un certo punto litiga...
Commento
Borat è un film è molto controverso: al Toronto
film festival è stato osannato mentre molte persone
e associazioni lo hanno criticato duramente dichiarandosi
indignate o disgustate, avviando anche azioni legali.
Sasha è stato a lungo (forse lo è tuttora) un
ospite richiestissimo in svariati programmi TV americani,
capi di stato si sono indignati, Condoleeza Rice ha difeso
il film dalla censura... di certo non si può dire che
sia passato inosservato (soprattutto all'estero).
Di sicuro non è un film da consigliare a tutti ma è
interessante notare quanto il fenomeno Borat divida la critica
e il pubblico e come abbia creato un precedente col quale
fare i conti in futuro.
Si tratta di un film senza dubbio molto forte, provocatorio,
dai contenuti volgari, dove il concetto di estetica è
completamente rovesciato, sia sotto l'aspetto tecnico che
narrativo.
La realizzazione tecnica è *necessariamente* scadente
perchè il film vuole raccogliere le reazioni della
gente comune nel modo più spontaneo possibile pertanto
non è stato girato in pellicola ma con una normale
camera amatoriale.
Il motivo è stato quello di potersi mescolare alla
gente senza dare nell'occhio in modo da realizzare una serie
di "candid camera".
Borat intervista le persone con l'inganno (senza ammettere
che si sta girando un film) e mi viene il dubbio che in molti
casi la telecamera sia addirittura nascosta, cosa impossibile
da fare con attrezzature cinematografiche.
Per quanto riguarda i contenuti, il film è quanto
di più politicamente scorretto si possa immaginare,
vuole provocare dapprima gli interlocutori "sul campo"
ed infine il pubblico in sala.
Il film è stato accusato di sessismo, razzismo, antisemitismo,
cinismo, volgarità e chi più ne ha più
ne metta mentre secondo me le intenzioni sono proprio all'opposto.
Il protagonista vuole essere un medium volgare che dimostri
quanto NOI siamo razzisti sessisti volgari etc.
Il giornalista Borat pone i malcapitati di fronte a situazioni
estreme per poi osservarne le reazioni spontanee in pieno
stile da programma tv "Scherzi a Parte".
Può piacere e non piacere, a me personalmente "Candid
Camera" e "Scherzi a Parte" non piacciono particolarmente
ma ne comprendo lo spirito.
Non a tutti è chiaro però l'intento del film
e ci vedono la volgarità e oscenità gratuite,
ma per me non è così.
Ma facciamo un esempio: c'è chi lo ha accusato il film
di antisemitismo.
A parte il fatto che lo stesso Sasha è ebreo... chi
muove queste critiche non ha capito che quando Borat fa la
parte dell'antisemita lo scopo non è quello di denigrare
gli ebrei ma, al contrario, quello di prendere in giro chi
denigra gli ebrei!
E' questa la chiave di lettura di tutto il film e se così
tanta gente non l'ha capito parte della colpa è da
imputare senz'altro al regista.
Per quanto riguarda le battute e situazioni volgari si tratta
di un aspetto soggettivo: vedere un uomo nudo obeso col culo
peloso a me personalmente lascia abbastanzaa indifferente,
a qualcuno però può disgustare mentre a qualcun
altro farà ridere a crepapelle.
Conclusioni
La questione principale è: il film riesce a dimostrare
quello che vuole dimodtrare? Riesce nel suo intento documentaristico?
A mio avviso no.
Subito dopo i titoli di coda mi sono reso conto di quanto
film abbia mancato il bersaglio: non dimostra nulla di sostanzioso,
non "tira fuori" che 4 o 5 minuti utili alla "causa"
perchè a provocazioni estreme da parte di Borat la
"gente" reagisce nel modo più comprensibile
e scontato, tranne che in pochi e brevi episodi (come quello
dei ragazzi sul camper).
E dire che Sasha se la va proprio a cercare... cavoli quale
terreno più fertile dove trovare americani conservatori
che ad un rodeo in pieno Texas?!
Eppure anche in quella occasione d'oro il regista non ottiene
l'effetto sperato: il pubblico (non tutto) del rodeo infatti
dapprima applaude ai discorsi di Borat ma poi finisce col
fischiarlo.
Considerando la sicuramente enorme mole di materiale "girato"
per montare un'oretta di film di cui una misera manciata di
minuti veramente significativi, reputo il prodotto finale
un fallimento.
Per questo motivo concedo solo un 6 al film che, se il prodotto
finale avesse rispecchiato le intenzioni, avrebbe meritato
senz'altro un 8.
King-Kong
USA, 2005.
Regia: Peter Jacson.
Interpreti: Naomi Watts, Adrien Brody, Adrien Brody, Andy
Serkis, Jamie Bell, Thomas Kretschmann, Colin Hanks.
Trama
Carl Denham ,un cineasta squattrinato, si imbarca alla ricerca
di un'isola misteriosa dove girare un documentario.
Nella sua avventura coinvolge Ann Darrow, una giovane attrice
appena conosciuta, e il suo amico sceneggiatore Jack Driscoll.
Una volta sull'isola scoprono che è abitata da indigeni,
dinosauri e un enorme gorilla.
Dopo varie disavventure i superstiti riescono a scappare portandosi
"kong" addormentato.
King-Kong viene trasformato in un'attrazione a paganento per
il pubblico pagante di new-york.
Mosso dall'amore per la Ann, Kong riuscirà a scappare
andando incontro al suo tragico destino.
Commento
Gli ingredienti per un bel film ci sono quasi tutti (poi capirete
il perchè di quel "quasi"): scenografie d'atmosfera
(a volte fin troppo "barocche"), attori all'altezza
dei ruoli, ma soprattutto c'è lui il "non attore"
protagonista realizzato interamente in computer grafica: King
Kong.
Il possente gorilla colpisce per il realismo grazie alla
maniacale cura dei particolari: il rumore del respiro, gli
occhi espressivi, i peli che si muovono al vento, l'interno
umido della bocca, tutto sembra incredibilmente vero.
Il gorilla dà il massimo nell'espressività dei
primi piani, esibendo perfettamente una moltitudine di stati
d'animo ottenuta tramite l'animazione digitale di tutti i
muscoli facciali.
L'animazione di Kong che cammina e corre è molto credibile,
solo i combattimenti, in certi punti, non convincono appieno:
a volte lo si vede sferrare pugni (che io sappia solo i canguri
tirano pugni come i pugili) calci volanti e strappare mandibole.
Le ragazza invece, in computer grafica, non convince affatto:
viene sballottata come una Barbie, agitata come una bomoletta
spray mentre la colonna vertebrale rimanere inspiegabilmente
integra.
Tutte piccolezze comunque che non influiscono sulla qualità
del film e che si possono perdonare data la natura stessa
dell'opera: in fondo non si tratta di un film scentifico ma
di film d'avventura ad ampio target di pubblico e qualche
pecca nella sceneggiatura la possiamo concedere (visto che
la maggior parte degli spettatori, distratta
dagli effetti speciali, nemmeno ci fa caso)
A mio parere il vero problema grosso è un'altro...
l'eccessiva lunghezza di alcune sequenze che compromette la
"ritmica" dell'intera opera.
In secondo luogo, la sceneggiatura non rispecchia (e rispetta)
minimamente la cura e i soldi spesi per realizzare il gorilla
in quanto contiene diverse sbavature.
La fuga degli uomini in mezzo alle gambe dei dinosauri è
sicuramente ben fatta.
Attori in carne ed ossa e grafica digitale si mischiano interagendo
tra loro in uno spazio tridimensionale nel corso di una ripresa
in dinamica: una realizzazione tecnica davvero notevole, forse
proprio per questo Peter Jackson in preda all'entusiasmo,
non si rende conto di esagerare.
Insomma 30 secondi sarebbero stati più che sufficienti
ad un branco di dinosauri per superare dei miseri esseri umani!
Mentre assistevo alla scena pensavo "ma quanto dura?"
e ho finito col distrarmi ricordandomi una situazione analoga
in "Matrix Reloaded": gli agenti si moltiplicavano
assaltando Neo in una sequenza pregevole dal punto di vista
tecnico ma esageratamente lunga.
L'esagerazione è ovunque: mandrie di dinosauri come
se piovesse, insettoni giganti a gogò, pipistrelli
a non finire, ma che razza di ecosistema c'è su quell'isola???
:-)
Stesso discorso vale per i combattimenti di Kong con i dinosauri
(prima su terra e poi sospesi alle liane) sono troppi e finiscono
col distoglie lo spettatore dalla trama del film.
Avrei preferito uno o due combattimenti ben fatti anzichè
quella successione interminabile stile "video game":
il concetto di un King Kong "rè del suo mondo"
sarebbe arrivato comunque a destinazione anzi, secondo me,
in modo addirittura più efficace.
Tutti questi minuti sprecati avrebbero potuto essere utilizzati
per arricchire il film approfondendo altri aspetti: gli uomini
che caricano Kong sulla nave, le reazioni degli indigeni,
Kong che si sveglia incazzato nella stiva, Ann triste che
fa compagnia al gorilla incatenato etc.
Per quanto riguarda le svavature della sceneggiatura che
dicevo poc'anzi, perecchie cose sembrano raffazzonate: mi
ha deluso la poca coerenza del capitano della nave che da
concreto e venale uomo di mare (insieme alla sua ciurma) si
trasforma improvvisamente in un esploratore eroico ed altruista,
per poi ritornare ad essere un mercante opportunista.
L'attore è stato bravissimo, peccato.
Altri errori di sceneggiatura... la ragazza che sfugge ai
dinosauri correndo a piedi nudi e poi un tirannosauro che
dà la caccia Ann nonostante abbia già una preda
ben più grande tra le fauci.
Qualcuno mi deve spiegare come mai a New York gli automobilisti
tovandosi un gorilla di 8 metri in mezzo alla strada, anzichè
fare inversione ad U e cercare di scappare, decidono di andargli
incontro come a volergli dire "marameo non mi prendi!"
Per il resto la fuga di Kong va bene, ma solo fino all'incontro
con Ann: che fine ha fatto tutta la gente?
Si ritrovano da soli a giocare sul ghiaccio, poi scappano
ma è sufficiente percorrere UN SOLO VICOLO per ritrovare
nuovamente le strade affollate di gente che passeggia tranquillamente
ignara del casino che c'è appena stato, mah...
Sul finale in cima all'Empire State Building nulla da eccepire,
la durata della sequenza è assolutamente adeguata all'importanza
del combattimento finale di Kong contro l'uomo.
Mi aspettavo riprese di aereoplani pompose e ridicole, invece
mi sono dovuto ricredere: la squadriglia che fa ricognizione
prima di attaccare, i movimenti dei biplani (digitali) e dei
proiettili resi in modo insolitamente realistico... tutto
ben fatto, complimenti!
conclusioni
Forse sono stato un po' pignolo nell'elencare tutti i piccoli
difetti di sceneggiatura che in parte si possono perdonare
data la natura stessa dell'opera: in fondo si tratta di film
d'avventura ad ampio target di pubblico e qualche pecca nella
sceneggiatura la possiamo concedere (visto che la maggior
parte degli spettatori, DISTRATTA dagli effetti speciali,
nemmeno ci fa caso).
Sono molto meno magnanimo invece per quanto riguarda le sequenze
troppo lunghe, spezzano la storia e finiscono col "togliere"
qualcosa al film anzichè "aggiungere" (e
pensare che il regista ha pagato di tasca propria alla produzione
per poter aggiungere minuti al film!)
Seppur lungi da raggiungere la perfezione, nel complesso il
film rimane comunque un buon prodotto, assolutamente spettacolare
e appassionante e ne consiglio la visione a tutti.
Come voto direi un nove meno.
My name is Tanino
Italia, 2002
Regia: Paolo Virzì
Interpreti: Corrado Fortuna, Rachel McAdams, Frank Crudele
Un film di qualche anno fa che mi aveva incuriosito al momento
dell'uscita nelle sale ma che ancora non avevo visto.
Non sapevo bene cosa espattarmi: poteva essere un bel prodotto
oppure un film palloso o la solita cagata pretenziosa italiana,
invece... è uno spasso totale!
Non ricordo una commedia italiana così divertente (escludendo
il genere demenziale tipo Lino Banfi & C.) specie negli
ultimi anni, forse "Il ciclone" si avvicina puntando
però tutto sui personaggi senza una trama all'altezza.
In questo film invece tutto funziona bene: la trama ben congeniata,
intricata ma non troppo, il ritmo perfetto del film, l'atmosfera,
l'ingese maccheronico, le riprese dei parenti invadenti fatte
col grandangolo...
Il protagonista per tutto il film cerca di divincolarsi dagli
eventi: dall'amico, dai parenti, dalla cicciona schifosa che
gli va dietro... che ridere.
La maggior parte della storia è ambientata negli USA
e la cosa che mi fa morire più di tutto sono i parenti
siculo-americani: chiassosi, invadenti, pacchiani, appiccicosi,
che ghignate!
Sono un po' caricati ma nemmeno più di tanto, e viene
da ridere ancora di più se pensi che persone così
esistono davvero.
Che dire poi dei baresi? Sono sottotitolati altrimenti non
si capirebbe nulla!
Conclusioni
My name is Tanino si mangia in un boccone pellicole
molto più osannate (vedi "Notte prima degli esami"
o "Il mio miglior nemico", belli ma sopravvalutati)
mentre di questo "filmetto" nessuno ne ha parlato,
chissà perchè?
Siamo alle solite: l'industria cinematrografica premia solo
il marketing, i personaggi famosi, i film fatti con lo stampino
(vedi Boldi/De Sica) e non premia la qualità, peccato.
Attenzione, il film è pieno di personaggi rozzi ma
il film non è rozzo (a differenza di Boldi/Da Sica)
Apocalipse now
USA, 1979
Regia: Francis Ford Coppola
Interpreti: marlon Brando, Martin Sheen, Robert Duvall.
Trama
Trama semplice per un film complesso.
Durante la guerra in vietnam il colonnello Kurtz (Marlon Brando)
ha disertato, si è "staccato" dall'esercito
ufficiale e si è arroccato in cambogia creando un esercito
personale e una microsocietà che lo venera come un
dio.
Naturalmente all'esercito USA tutto ciò non sta bene
e affida al capitano Willard il compito di "trovare il
colonnello Kurtz e porre fine al suo comando, con qualsiasi
mezzo".
Parte quindi il lungo viaggio di Willard nel quale la curiosità
di capire il gesto del colonnello si rafforza man mano che
la meta si avvicina.
Commento
Ma cos'è Apocalipse Now?
Un film di guerra? Drammatico? Un Road Movie?
Non si può, non si può trovargli una collocazione
precisa.
Per quanto ci siano film brutti e film belli, quasi tutti
i film di successo rispettano un preciso e collaudato format:
l'eroe in difficolta ma nel giusto, l'antagonista cattivo,
l'eroe infine che trionfa e magari conquista la bella di turno.
Pensiamo a quanti film, magari anche stupendi, sembrano fatti
con lo stampino con tanto di morale preconfezionata inserita
dagli autori ad uso e consumo dello spettatore.
Bene, Apocalpse Now non rispetta nessun clichè,
non rientra in nessun genere, è a se stante, non è
nemmeno un film!
E' semplicemente un'opera d'arte!
E' ambientato durante la guerra in vietnam ma non è
la solita celebrazione della guerra.
E' la sfida tra due mondi: quello del capitano Willard e quello
del colonnello Kurtz.
In questa sfida la guerra fa solo da sfondo, uno scenario
dentro il quale due persone tanto diverse quanto intelligenti
si trovano loro malgrado calati, e dove il caso li vuole uno
contro l'altro.
Ma chi sono i buoni e chi i cattivi? chi ha ragione?
Non è nelle intenzioni di questo film (per fortuna)
dare queste risposte, semmai porre degli interrogativi.
Chi sono le vittime e i carnefici?
I vietnamiti? Gli americani?
La famiglia stermianta sulla barca oppure il plotone di Willard?
La famiglia è sicuramente una vittima, e gli uomini
di Willard sarebbero i carnefici ma a loro
volta vittime della paura e della follia collettiva che è
la guerra.
Chi sono i buoni, chi i cattivi?
A prima vista il capitano Willard dovrebbe essere il buono:
un soldato volenteroso che obbedisce agli ordini mentre il
colonnello Kurtz è a tutti gli effetti un disertore,
quindi un "cattivo".
Ma cos'è il modo di agire di Willard una volta spogliato
dell'ufficialità dell'esercito?
In fondo entrambi i contendenti sono degli assassini, anche
se ognuno con giustificazioni e motivazioni diverse.
Le motivazioni che muovono Willard sono forse più più
profonde di quelle che muovono Kurtz?
La logica assassina alla base della società di kurtz
non è forse paragonabile a quella altrettanto assassina
adottata da qualunque esercito?
Chi non darebbe ragione all'uno o all'altro personaggio in
funzione di dove il caso ha condotto a schierarsi?
Quando Kurtz chiede a Willard cosa fosse,
dopo aver ascoltato la risposta, commenta: "no, tu
non sei un soldato, non sei nemmeno un uomo. Tu sei solo un
galoppino mandato dal droghiere"
Questo a dimostrare la pochezza che si annida in qualunque
società organizzata, l'agire in base a certe regole
che sono sociali e non individuali;
atteggiamenti simili che assumono connotati opposti se trasferiti
in società con regole diverse.
Le risposte a queste domende non vanno cercate all'interno
del film ma dentro di noi, infatti (a differenza
della quasi totalità delle produzioni Hollywoodiane)
al centro di questo film non c'è una morale
bensì lo spettatore.
Coppola non impone alcun giudizio ma si ricorda di una cosa
importantissima e spesso dimenticata: lo spettatore non è
un numero da strumentalizzare ma un individuo dotato di cervello,
di cui vuole stimolarne l'uso.
Un atteggiamento raro (purtoppo non solo in campo cinematografico)
e rispettoso. Proprio per questo prezioso.
Easy rider
USA, 1969.
Regia: Peter Fonda, Dennis Hopper.
Interpreti: Peter Fonda, Dennis Hopper, Jack Nicholson.
Trama
Due motociclisti dopo aver fatto un'affare vendendo una partita
di droga, decidono di attraversare gli USA a bordo delle loro
Harley.
Durante il loro lungo viaggio faranno vari incontri e vedranno
cambiare la mentalità della gente man mano che si spostano.
Commento
Non è un road movie ma "Il"
road movie. il capostipite.
Finito nel 69' è parte integrante della rivoluzione
culturale in atto in quegli anni.
Il viaggio, le moto, le comuni, i bivacchi sotto le stelle,
le droghe, le prostitute.
Film manifesto della controcultura sessantottina, prima di
qualsiasi altro film.
I due centauri viaggiando si accorgono, loro malgrado, che
la socsità "per bene" li rifuta anche se
loro subiscono molti piu problemi di quanti ne causino.
Perchè allora?
La spiegazione è direttamente all'interno del film:
"perchè hanno paura!"
"paura di cosa?"
"paura della libertà"
"ma cosa c'è di male nella libertà?"
"niente, stanno tutti a parlare e lodare la libertà,
ma quando incontrano una persona veramente libera... ecco
che allora hanno paura"
E ancora quando Peter Fonda dice
"siamo fregati!"
"come siamo fregati? abbiamo i soldi no? quando uno
ha i soldi ha tutto giusto?"
"ti dico che siamo fregati!"
Momenti di poesia e di saggezza che presagiscono al tragico
finale.
Non si dovrebbe morire senza prima aver visto questo film.
2001 odissea nello spazio
GB, 1968
Regia: Kubrick
Interpreti: Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester,
Daniel Ritcher
Trama
Nella preistoria un monolite nero si presenta improvvisamente
nei pressi di una comunità di ominidi.
A questo punto la trama fa un salto temporale fino al 2001,
quando lo stesso oggetto viene avvistato in un pianeta lontano.
Viene organizzata una spedizione spaziale per raggiungere
e studiare il monolite.
Qualcosa però va storto, il computer di bordo si ribella
all'uomo...
Commento
Quando il film usci nelle sale il titolo avrebbe richiamato
un futuro abbastanza lontano, soprattutto dal punto di vista
tecnologico.
Trascorsi ormai molti anni, ed essendo il 2001 ormai passato,
il titolo stride ma, al pari di J.Verne, Kubrick anticipa
molte cose in seguito realmente realizzate (il videotelefono,
il velcro che consente di camminare in assenza di gravità...)
Film epico, lungo, di spessore, difficile.
Gli aspetti esposti da questo film a mio avviso sono tre:
- La curiosità innata dell'essere umano che accomuna
tanto l'uomo moderno (o meglio, del futuro), quanto quello
preistorico.
- Il conflitto tra l'uomo e la tecnologia da lui stesso
creata.
- Il finale aperto a molteplici interpretazioni
Il primo aspetto è esposto mostrando l'atteggiamento
da parte di un gruppo di scimpanzè progeni dell'uomo
alla comparsa di un misterioso monolito nero.
La curiosità spinge questi esseri a crearsi nuovi strumenti
(partendo dalle ossa)
A questo punto il film fa un salto temporale, nel 2001 (nel
futuro quindi, considerando la data della pellicola).
Analogamente lo stesso monolite nero apparso su un pianeta
inesplorato spinge l'uomo ad organizzare una spedizione per
studiare l'oggetto.
Il secondo aspetto è rappresentato dal computer AL9000
(che controlla in tutto e per tutto l'astronave) che si ribella
al suo creatore facendo andare a catafascio la missione.
Ciò nonostante l'unico sopravvissuto decide comunque
di portare a termine la missione, non tanto per senso del
dovere ma per l'innata curiosità umana di cui parlavo.
E a questo punto il finale, misterioso, onirico, nebuloso.
Un finale che nessuno "capisce" veramente a cui
ognuno dà la propria personale interpretazione.
A me però sorge il dubbio che non sappia nemmeno Kubrick
il senso del suo finale e lo abbia scelto affinchè
a distanza di anni gli spettetori stessero ancora a chiedersi
il significato.
Se le cose stanno così è veramente Diabolico.
Forrest Gump
USA, 1994
Regia: Robert Zemeckis
Interpreti: Tom Hanks, Robin Wright Penn, Sally Field, Gary
Sinise, Mykelti Williamson, Michael Conner Humphreys
Trama
La trama è lunga e ricca ma in fondo semplicissima:
un ritardardato mentale dal nome Forrest Gump racconta la
sua vita ai passanti mentre aspetta l'autobus.
Commento
In questo film non ci sono nemici da sconfiggere, pianeti
da salvare.
C'è un uomo con la sua storia improbabile ma teoricamente
posssibile.
Un bambino e poi un uomo, ritardato mentale e dall'animo buono
che si trova protagonista inconsapevole di molte vicende storiche
e incontri inconsueti (con Elvis, Jonn Lenon, Il presidente
Nixon).
Come ognuno di noi, è calato in questo mondo complicato,
come ognuno di noi cerca di sopravvivere al meglio prendendo
decisioni che non sa a dove lo portano, sballottato dagli
eventi come una piuma è sballottata dal vento.
Conclusioni
Film bellissimo, emotivo dalla trama lunga articolata, (durata
120') ma che scorre via tutto d'un fiato, fluido.
Un film dove gli effetti speciali ci sono (eccome!) ma non
si vedono! Perchè sono fatti bene e perchè sono
discreti, non usurpano mai la scena al vero protagonista del
film: Forrest Gump, le sue vicende, i suoi amici.
Film dalla trama ingegnosa stupendo sotto ogni aspetto: le
storie dei personaggi, gli avvenimenti, le bellissime immagini.
Questo film si rivolge a tutti e tutti dovrebbero vederlo.
Blues Brothers
USA, 1980
Regia: Jonn Landis
Interpreti: John Belushi, Dan Aykroyd e tanti blues-men
Trama
Due Fratelli si riuniscono e decidono
di ricostituire la vecchia band blues brothers per guadagnare
i soldi necessari a salvare l'orfanotrofio in cui sono cresciuti.
Non sarà semplice, dovranno convincere i vecchi componenti
della band che nel frattempo hanno trovato altri impieghi.
Dovranno vedersela anche con un "corteo" di individui
che li insegue senza sosta: la polizia, una band country a
cui hanno fatto uno sgarro, neo nazisti, ex mogli e quant'altro!
Commento
Commedia musicale cult, spassosa dalla colonna sonora
irresistibile.
I personaggi incappano di continuo in situazioni esagerate,
creando varie situazioni comico/demenziali.
Memorabili le scene della suora che prende a bacchettate i
Blues Brother, la messa in cui Jack vede "la luce",
e le auto della polizia che sembrano non finire mai.
Tanti blues-men di rilievo interpretano svariati ruoli: James
Brown, Aretha Franklin, Ray Charles, Cab Calloway.
Tra le comparse anche lo stesso regista Jonh Landis, Steven
Spielberg, Carrye fiscer, Frank Oz,Twiggy.
p.s. Se quello che hai letto ti è piaciuto (ma non solo) gradirei un messaggio sul Guest Book
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